Che domanda non ti farei mai se tu non fossi una donna?
Carriera o famiglia? Si riesce a bilanciare le due cose? Quali sono le chiavi per avere un sano work life balance? Non mi è mai capitato di ascoltare che queste domande siano state fatte a un uomo. In realtà conosco alcuni colleghi che potrebbero fornire ispirazione su queste tematiche, indipendentemente dal loro posizionamento all’interno delle aziende.
Qual è il tuo stile di leadership?
Se dovessi pensare a una citazione ‘To handle yourself, use your head; to handle others, use your heart.’, Eleanor Roosevelt. Gli obiettivi e i successi si raggiungono insieme, conoscere il proprio team è fondamentale per motivare, essere motivati e vincere. Quando si vince, si vince grazie alla collaborazione di tutti i dipartimenti. Non aver paura di dare fiducia, responsabilizzare e delegare, anche perché se si passa il proprio tempo a cercare di essere competenti in tutto, si finisce a non essere bravi in nulla.
Come ti descriverebbe il tuo team?
Competitiva & Concreta.
Adapt or innovate?
Questi termini vanno di pari passo. L’anno che abbiamo vissuto ci ha messo a dura prova e ce ne ha dato conferma su più fronti. Per sopravvivere è stato necessario adattarsi e innovare. Abbiamo imparato cose nuove che hanno stravolto le nostre routine, abbiamo scoperto modi alternativi di gestire il lavoro, di motivare ‘a distanza’ chi ci circonda, nuove modalità di starci vicino con le parole e grazie alle videochiamate, nonostante l’essere fisicamente lontani. Siamo stati forzati ad adattarci a quello che oggi può essere considerato il ‘new normal’ che ha contribuito a un’ulteriore innovazione digitale.
Chi è la tua eroina? E il tuo eroe?
Non ho eroine o eroi particolari. Lavorativamente parlando ammiro coloro che non hanno paura di condividere i propri sbagli al fine di apportare valore ed esempi costruttivi. A livello generale, la situazione che stiamo vivendo da quasi un anno mi ha portato spesso a pensare che ci sono 3 categorie di persone: chi deliberatamente crea sofferenza, chi la ignora, e coloro che fanno di tutto per cercare, anche con gesti semplici, di alleviarla o fermarla nonostante la velocità del proprio quotidiano. Per quanto mi riguarda, questi ultimi sono i veri eroi.
Lavori in un settore in costante cambiamento, come fai a tenerti al passo con i tempi?
Ho la fortuna di lavorare per un’azienda che investe parecchio sull’essere la prima a intercettare e creare strategie per rispondere ai nuovi trend di mercato, non nascondo che questo aiuta molto a tenermi al passo con i tempi.
Se non facessi quello che fai, cosa faresti?
Sarei combattuta! Cercare di lavorare nel settore dell’interior design o quello dei servizi dedicati allo sport. Sono sempre stata appassionata di arredi d’interno, ma allo stesso tempo non mi dispiacerebbe creare una struttura che aiuti a promuovere lo sport sin dalla prima infanzia fino ad attività aziendali di team building.
La carriera si pianifica o succede?
Entrambe, senza tralasciare di aggiungere un pizzico di intuizione. Si deve avere passione in quello che si fa, impegnarsi ad accrescere le proprie competenze e impararne nuove, spesso tenendo in considerazione potenziali sacrifici che però ripagheranno nel tempo.
A quali caratteristiche devi di più il tuo successo?
Probabilmente al coraggio e alla voglia di mettersi in gioco. Il mio lavoro ha sempre coinvolto il costruire un qualcosa da zero per poi espanderlo. Il fatto di aver avuto la possibilità di avere spesso ‘carta bianca’ su come farlo l’ho sempre percepito come ricevere fiducia. Questo ha contribuito a creare un senso di sfida personale, responsabilità verso quello che stavo facendo e voglia di farlo al meglio.
Cosa diresti alla te 18enne?
La ringrazierei per i sacrifici fatti durante l’adolescenza e per non aver mai mollato nel conciliare risultati molto buoni sia nella scuola sia nello sport. Ho fatto per 12 anni nuoto agonistico, arrivando a gareggiare a livelli europei. La mia ‘giornata tipo’ era svegliarsi alla mattina prestissimo per fare il primo allenamento della giornata, andare a scuola, fare il secondo allenamento e poi rientrare a casa, studiando la sera. Quel tipo di impostazione e determinazione è stata un’ottima base per la formazione di quello che sono ora.
Che augurio fai al tuo mercato per il prossimo futuro?
Di essere quello che traina e non quello che viene trainato, di essere quello che imposta il trend, non ‘il follower’. Continuare a innovare e sperimentare stando attenti a non mettere in secondo piano l’empatia.
Puoi leggere l’intervista anche su Youmark.
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